A2 M – Olympic Roma, intervista a Gabriele Letizi

Letizi: «Campionato difficile, ma divertente. Mi piace allenare»

Dopo una vita con la calottina numero 12 in testa, Gabriele Letizi è alla seconda stagione da tecnico. A 33 anni, l’opportunità di allenare un U20 nazionale e di essere il vice di Mario Fiorillo in serie A2. Non male per iniziare. La sua esperienza da giocatore è fondamentale per renderlo il vero e proprio collante tra allenatore e squadra. Insomma, lo spogliatoio dell’Olympic Roma è in mani sicure. Abbiamo chiesto a Letizi – per gli amici, Gabbo – il suo punto di vista su questa serie A2 e molto altro ancora. Di seguito l’intervista.

Sabato scorso è finalmente iniziato il campionato 2021/22. Un tuo commento sulla partita contro la R.N. Florentia?

Malgrado siamo tornati a Roma con zero punti, ti rispondo facendo prima di tutto i complimenti alla squadra. Abbiamo giocato alla pari con quella che – insieme al Vis Nova, che affronteremo sabato prossimo 20 novembre – è sicuramente la corazzata del nostro girone. L’approccio alla gara, che temevo potesse essere un momento rischioso della partita, è stato quasi perfetto.

Per i primi due tempi, siamo stati molto ordinati, abbiamo controllato il gioco e abbiamo concesso pochissimo ai nostri avversari, riuscendo a essere concreti anche in zona gol. Nella seconda parte della gara, invece, sono uscite fuori l’intensità e la prepotenza della Florentia. Un gruppo che viene da diversi anni di serie A1 e qualche nostro errore, hanno permesso loro di recuperare il risultato e vincere la partita. Complessivamente, sono soddisfatto: ripartiamo da quanto di buono espresso nella prima metà della partita.

Da giocatore, sei stato un veterano della serie A2, conosci il girone Sud come le tue tasche. Un pronostico sull’andamento del campionato?

Dopo il campionato ridotto al quale siamo stati costretti lo scorso anno a causa del COVID-19, sono contento di essere tornati alla formula di sempre. Il girone Sud della serie A2, pur cambiando negli anni, ha avuto il pregio di rimanere sempre un campionato molto avvincente e mai scontato, in particolar modo nella metà alta della classifica. La differenza tra club di prima e seconda fascia si è livellata. Non ci sono più quelle tre o quattro squadre cuscinetto come quando giocavo e – di conseguenza – diventa tutto più difficile e stimolante.

Per questa stagione – come anticipato prima – la Florentia sarà la squadra da battere, seguita probabilmente dal Vis Nova. Per il resto fare un pronostico è complicato perché come dicevo è un campionato aperto e imprevedibile, dove molto spesso il gap tecnico viene azzerato da campi difficili in cui si disputano le partite. Per quanto riguarda noi preferisco non sbilanciarmi: sono scaramantico. Dico solo che, come abbiamo visto sabato scorso, possiamo giocarcela anche con i più forti.

Hai appena cominciato il tuo secondo anno da tecnico: com’è essere dall’altra parte della barricata dopo tanti anni da atleta?

Sulla carta è il mio secondo anno da tecnico, ma la mia testa e le mie sensazioni mi dicono che in realtà è il primo. Lo scorso – un po’ perché il campionato è stato breve, un po’ perché avevo smesso di giocare da poco – è stato un anno di transizione. Come se metaforicamente avessi attraversato una porta che mi ha portato dall’essere giocatore a diventare allenatore.

Essere un atleta rimane la cosa più bella, ma anche stare dell’altra parte della barricata mi sta piacendo. Sto conoscendo nuove impressioni, nuovi stimoli, sto guardando il campo da una prospettiva diversa e ciò mi incuriosisce sempre di più. Spero però di non dimenticare mai quello che provavo quando ero giocatore. Ritengo che per essere un buon allenatore bisogni essere capaci di immedesimarsi nei giocatori e nulla in questi casi è meglio delle esperienze vissute in prima persona.

Hai la fortuna di lavorare a stretto contatto con un allenatore come Mario Fiorillo, che è stato anche tuo tecnico. Qual è il rapporto con lui e con gli altri membri dello staff?

Con Mario il rapporto è ottimo. Prima di quello professionale, esiste un rapporto di stima e di amicizia che continua a consolidarsi negli anni e questo per me è un onore oltre che un grande piacere. Dal punto di vista tecnico ho imparato e continuo a imparare molto da lui, ha esperienza da vendere. Ogni giorno posso rubargli qualcosa che mi permette di crescere un po’ di più. Su molte cose abbiamo gli stessi punti di vista, su altre ci confrontiamo e ragioniamo insieme. Nonostante io sia il suo vice, mi fa sentire comunque protagonista e per me è importantissimo. Può sembrare una frase fatta, ma non posso far altro che ringraziarlo per la fiducia che mi dà.

Poi c’è il grande Max (Massimiliano Fabrucci, ndr), una persona splendida e un preparatore tra i più competenti che ho incontrato. Anche con lui mi trovo molto bene, è sempre disponibile a trasmettermi informazioni ed esperienze sulla parte atletica del lavoro. Non posso dimenticare Mario Andolfi, maestro di vita oltre che di pallanuoto. Quando entra al Foro Italico si inchinano anche i mosaici: è stato il mio preparatore per tantissimi anni. Siamo un bel team, speriamo di far crescere l’Olympic Roma.

Nella tua carriera da giocatore hai avuto tantissimi maestri: cosa pensi di aver imparato da ognuno di loro e cosa riesci a riportare oggi in acqua per i ragazzi?

Sì, è vero, ho avuto la fortuna di avere tanti maestri in momenti diversi della mia carriera e tutti mi hanno lasciato qualcosa. Non entro nel dettaglio perché farei torto a qualcuno (ride, ndr). Quello che riesco a riportare oggi ancora è presto per dirtelo. Però so quello che vorrei e che cercherò sempre di trasmettere ai ragazzi che alleno e che allenerò. Innanzitutto, il rispetto per i compagni e l’abnegazione al lavoro: ritengo siano le basi per costruire una mentalità vincente, sia del singolo giocatore che di tutto il gruppo. Dopo chiaramente ci sono la tecnica e la tattica, altrettanto importanti perché tutti i giocatori devono sapere cosa fare e quando farlo.

Un saluto a tutti i tifosi dell’Olympic Roma e agli appassionati di pallanuoto

Speriamo di ritrovarci presto tutti in piscina. Sabato abbiamo una partita importante, un derby emozionante e sarà un peccato non avere il Foro Italico pieno. Un caro saluto a tutti i tifosi dell’Olympic Roma e a tutti gli appassionati di pallanuoto: se questo sport riesce a resistere alle grandi difficoltà che lo circondano è anche grazie a loro.

 

Andrea Esposito
Responsabile Comunicazione Olympic Roma

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