Chi ha inventato la Palla A Nuoto?

[1x2pallanuoto]: Ricevo e volentieri pubblico un interessante intervento del Dott. Vincenzo Molisso, napoletano e genitore di 2 giovani pallanuotisti.

Oltre agli aspetti concreti dei dati delle Classifiche e dei Risultati è sempre stato nostro interesse pubblicare particolarità che non sempre è facile reperire e che, come questa, partendo da questo sport facciano cultura.

I genitori sono una piaga per la Pallanuoto, e in genere per tutti gli sport e la scuola, ma sono una varietà di conoscenze, competenze e umanità da cui, con molta attenzione, si può attingere per arricchire le competenze di questo sport, oltre a pagare le “Quote” e fare i dirigenti, gratis, per evitare le multe, portare i palloni, compilare le distinte, ecc..

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A questa domanda solitamente rispondiamo: il prof. William Wilson che nel XIX secolo elaborò le prime rules dell’aquatic football in Inghilterra e in Scozia, precisamente nel 1887.

Ma è andata cosi? Nutro qualche dubbio.

In senso tecnico la storia è andata esattamente così, difatti anche altri sport come il calcio, il rugby ed il tennis hanno avuto la loro codificazione in Gran Bretagna. Il motivo è intuibile, laddove vi era un sistema universitario che prevedeva l’esercizio fisico quale componente essenziale del percorso didattivo degli studenti, questi non poteva non influenzarne il continuo sviluppo e proliferare  di nuove discipline agonistico-sportive.

Nel caso del nuoto e della pallanuoto, o waterpolo come la chiamano adesso, la storia è  probabilmente più antica. Vediamo come.

La grotta (fig. 1) e le incisioni rupestri della Grotta dei nuotatori furono scoperte nel 1933 dal conte ungherese László Almásy. Nella grotta sono contenute pittografie neolitiche di persone che nuotano. L’ipotesi di base è che siano state dipinte in un arco temporale che va dai 10.000 ai 5.000 anni fa, al termine dell’era glaciale. Infatti, in quella zona al confine tra il deserto libico e l’Egitto si era formato un enorme lago, oggi completamente coperto dal deserto.

fig. 1 – Grotta dei nuotatori.[1]

Che l’istinto del nuoto e la tecnica natatoria fossero un patrimonio umano ormai acquisito, lo confermano varie fonti storiche, da Erodoto[2] che descrive come i soldati greci che erano a bordo delle navi affondate dai persiani raggiungessero Salamina a nuoto, oppure il bellissimo grido <<θαλασσα θαλασσα – thalassa, thalassa>>  del soldato greco raccontato da Senofonte[3], dove quel termine che indica l’agognata meta raggiunta, il mare, ha una eco di familiarità per l’esausto esercito greco.

Del resto, come racconta Publio Vegezio Renato nella sua monumentale Epitoma rei militaris, ovvero l’Arte della guerra, è chiaramente attestato che le reclute dell’esercito imperiale romano dovessero conoscere i rudimenti dell’ars natandi quale necessario bagaglio tecnico-militare per particolari situazioni di battaglie, principalmente nei fiumi.

Fin qui nessuna associazione tra il nuoto e quell’affascinante corpo sferico chiamato palla?

Invece no, ripercorrendo l’epica greca troviamo un episodio che se non rappresenta una prova sembra quantomeno un indizio.

Le grida delle giovani ancelle che accompagnano Nausicaa[4] che, dopo aver lavato le vesti, si divertono giocando a palla sulla spiaggia o nell’acqua, cosa che il testo greco non chiarisce in modo univoco, sta di fatto che:

<<la palla dunque lanciò la regina a un’ancella, fallì l’ancella, scagliò la palla nel gorgo profondo. Quelle un grido lungo gettarono e si svegliò Odisseo luminoso……………>>

Ulisse esce dal giaciglio in cui ha trascorso la notte e chiede aiuto alla bella Nausicaa.

Dunque un elemento è certo; fanciulle giocano presumibilmente sul pelo dell’acqua dopo aver fatto il bagno gridando per la delusione, un gridolino noto per chi perde un pallone anche ai nostri giorni, perché il pallone è finito in un gorgo[5] ovvero in un vortice di correnti inaccessibile a nuotatrici magari inesperte.

Il quadro del pittore americano William McGregor Paxton, rappresenta cosi la deliziosa scena:

fig. 2 – Ulisse e Nausicaa, William McGregor Paxton.

Dunque, un indizio sul gioco di una palla in un non meglio precisato specchio d’acqua, fiume o mare, offre un primo elemento di associazione di palla e acqua non trovando ancora la simbiosi con il nuoto.

Un ulteriore indizio, ci perviene dal mondo romano, con un mosaico della bellissima Villa del Casale di Piazza Armerina (EN), patrimonio dell’Umanità protetto dall’UNESCO[6].

fig. 3 – Particolare del Mosaico di Piazza Armerina.

Il mosaico rappresenta scene di fanciulle impegnate in diverse attivita ginniche, infatti il mosaico è denominato “le Palestriti o Fanciulle in bikini”. Colpisce in particolare l’abbigliamento, un antesignano del bikini contemporaneo, che ricorda un vero e proprio costume e un’ipotesi plausibile potrebbe essere che la rappresentazione a figura intera e non in acqua è dovuta proprio per la necessità rappresentativa delle figure per intero. Tale ipotesi troverebbe conferma dalla presenza di una vasca presente nel peristilio della Villa. Ma resta una mera ipotesi l’associazione acqua, palla e nuoto.

Bisogna attendere, preso atto delle fonti finora note, il XVI secolo per trovare un riscontro tra una palla ovvero una sfera comunque sia ed il nuoto. Nicolas Wynman nel 1538 nel suo Colymbetes” delinea un percorso didattico- educativo dove associa all’insegnamento della pratica natatoria un galleggiante che consiste in una vescica di maiale rigonfia. Tale pratica che l’umanista reputa sicura e divertente, diverrà con il tempo molto comune tra i bambini dell’epoca diventando un “ gioco” molto conosciuto e praticato soprattutto in Germania e nei Paesi Bassi dove le particolari condizioni geografiche a differenza dei paesi mediterranei offrivano come campo di gara i più incerti e pericolosi  fiumi di quelle latitudini.

fig. 4 – Nicolas Wynman, Colymbetes.

Proprio un fiume è testimone di una prima immagine che associa il nuoto ed una sfera;

Pieter Bruegel il Vecchio nel 1560 dipinge il celebre “giochi di bambini” un olio su tavola (118×161 cm) oggi esposto presso il Kunsthistorisches Museum a Vienna.

fig. 5 – Pieter Bruegel il Vecchio, Giochi di bambini.

Il dipinto è un interessante documentario sui giochi per l’infanzia del passato: vi sono infatti rappresentati circa 80 giochi che si svolgevano nel Cinquecento. La scena è una fantasmagoria di bambini, sono circa 250, che svolgono diverse attività ludiche, tra cui, per quel che qui interessa, un gioco che si svolge nella parte alta a sinistra del quadro:

fig. 6 – particolare da Giochi di Bambini, bambino che nuota con una sfera, una vescica di maiale gonfia d’aria, in un rigagnolo.

Fa una certa impressione vedere un’immagine di quasi sei secoli fa dove un bambino fa “palla a nuoto”. Senza scomodare teorie antropologiche, è evidente che il bisogno innato dell’uomo ludens nonostante i limiti tecnici dell’epoca che non permetteva ai palloni dell’epoca il necessario galleggiamento, avesse escogitato una soluzione ingegnosa per praticare una qualche forma di palla a nuoto. Piace immaginare questo bambino come un precursore dei grandi Tamás Faragó o Manel Estiarte, magari sotto l’attenta guida e insegnamento di un Federico “Fritz” Dennerlein dell’epoca, piace immaginare, a chi scrive, che quei ragazzi, con la tecnologia all’epoca disponibile, praticassero una forma arcaica di waterpolo, una forma che solo a fine secolo XIX il professore londinese William Wilson finalmente codificò.

Vincenzo Molisso.

[1] Regione montuosa di Gilf Kebir del deserto del Sahara.

[2] Erodoto – Storie Libro VIII.

[3] Senofonte- Anabasi.

[4] Omero, Odissea- Libro VI.

[5] Piace segnalare l’assonanza del termine con il celebre rari nantes in gurgite vasto virgiliano.

[6] Secondo alcuni studiosi sarebbe appartenuta a un esponente dell’aristocrazia senatoria romana, forse un governatore di Roma sotto l’Imperatore Costantino. Secondo altri studi, invece, fu costruita e ampliata su diretta committenza di un altissimo funzionario imperiale, identificato in Massimiano Erculeo, un tetrarca di Diocleziano.

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