A1 M – Vis Nova: Rispetto e par condicio

Le due parole che la Roma Vis Nova chiede al mondo arbitrale e alla Federnuoto sono rispetto e par condicio, al di là dei risultati, delle vittorie o delle sconfitte, purchè ci sia uniformità di giudizio. La vittoria con l’Ortigia in gara 1 di finale playoff per il settimo posto viene posta in secondo piano rispetto alla conduzione arbitrale di Ferrari ed Ercoli. È il momento di dire basta e farsi sentire. Nel quarto tempo della gara contro i siciliani è entrata in scena la coppia che prima ha comminato una brutalità a Penava che ha reagito, dopo aver subito due colpi dall’avversario per nulla sanzionati. Il giocatore croato subisce ancora un’ingiustizia, infatti è la seconda volta che viene sanzionato con la massima punizione (gioco violento), dopo aver ricevuto un colpo. Già a Firenze, nella gara di andata contro la Florentia, ha avuto uno scontro con il portiere Cicali, che gli ha dato un colpo senza esser visto dagli arbitri. La reazione ha poi portato alla brutalità, mentre a Cicali nessun provvedimento. Tornando alla partita con l’Ortigia nel quarto tempo è stato annullato un gol regolarissimo a Woodhead, il giudice di porta ha fatto platealmente il segno delle braccia incrociate, dicendo di aver visto la palla entrare. Gol regolare, dunque, ma non convalidato da parte di Ercoli che non ha preso in considerazione il giudizio dello stesso giudice ed è rimasto sulla propria decisione. Poi il fallo grave non visto su Ciotti, la gara così ha preso una brutta piega e i due sono andati in confusione. È terminata 12-11, ma sarebbe potuta finire con un altro risultato. Fino a che punto dobbiamo andare avanti? Le immagini che mostriamo parlano chiaro, ma purtroppo a nulla varrebbero eventuali ricorsi, in quanto le prove video non sono ammesse, e così la parola degli arbitri vale più di quella di 10 testimoni. La inGiustizia sportiva regna sovrana e viola la regola antropologica fondamentale del gioco, ossia l’applicazione di regole uguali per tutti, appunto la “par condicio”. La “incertezza delle regole” mina alle fondamenta la stessa natura dello sport e lo rende più simile a una guerra, dove tutto è permesso dentro e fuori dal campo, questo è incompatibile con i principi e i valori dell’agonismo programmatico illimitato del CIO. Questo non è sport e la pallanuoto è destinata a non essere più riconosciuta come tale, quindi vale nè più, nè meno di uno spettacolo di wrestling se chi la governa non cambierà subito rotta. Povero bellissimo sport.

 

Gianluca Scarlata
Ufficio Stampa Roma Vis Nova
foto Paganotti per RVN

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